Il Fotoreporter

... Il fotoreporter indipendente, non condivide i rischi con nessuno... Non ha legami protettivi. Fa pensare ad un soldato di ventura. Ha un rapporto passeggero con chi gli compera le fotografie; e di solito gliele comprano a condizione che" dicano qualcosa". Al massimo ha un contratto effimero, il tempo necessario per un reportage. In gergo si dice "Assignement". Non è facile far parlare una fotografia, far sì che dica qualcosa. Bisogna che il gesto, l'espressione, la scena inquadrata nell'obiettivo riassuma una situazione e susciti giuste reazioni: ripulsa, approvazione, pietà, disgusto, ammirazione, perplessità... Invidio i fotoreporter che riassumono in un immagine una guerra, una rivoluzione, una crisi economica, una calamità naturale, un istante di felicità collettiva. In questi casi la fotografia non equivale ad un articolo, è un romanzo... Ma per captare quella immagine è necessario andare nel cuore dell'avvenimento ... Bernardo Valli (Giornalista ed Inviato)



... Amo documentare attraverso la fotografia e la scrittura tutto ciò che mi emoziona. Mi piace raccontare e descrivere, luoghi lontani, usi e costumi differenti, le piccole storie di vita e fatica quotidiana, il contatto con le persone ... Considero questo Blog di Narrazione, l'inizio di una nuova avventura, un viaggio vissuto con consapevolezza, una nuova esperienza da condividere, per approfondire i differenti aspetti della realtà ... Alfredo Felletti (Reporter Free-Lance)



... Every minute j was there j wanted to flee, j did not want to see this... would j cut and run ... or would j deal with the responsibility of being there with my camera ...


















lunedì 23 agosto 2010

Yemen alla Scoperta del Regno della Regina di Saba

E' al tramonto uno dei momenti più belli e suggestivi che Sana'à, la capitale dello Yemen, si offre in tutta la sua bellezza. Gli antichi palazzi illuminati dagli ultimi raggi di sole, restituiscono alla città millenaria tutto il suo fascino medioevale. L'OLD PALACE SANA'A' HOTEL è un vecchio albergo coloniale, all'interno di una casa tradizionale a torre nel centro storico che offre camere spartane ai viaggiatori. L'ultimo piano ospita un terrazzo con vista sui tetti e ogni sera gruppi di uomini si riuniscono nel Mafrai, il salotto tradizionale yemenita ad ampie vetrate, arredato con cuscini e tappeti, per bere thè, fumare e socializzare masticando foglie di Qat, un'erba coltivata dalle molteplici virtù. Fossimo in un'altro tempo, un'altro secolo, sarebbe l'albergo ideale dove far alloggiare un'avventuriero come Indiana Jones, o una scrittrice di gialli e intrighi come Agatha Christie. Un paese da fiaba lo Yemen, con paesaggi mozzafiato e piccoli paesi fortificati a tremila metri di altezza. Viaggiatori ed archeologi del secolo scorso venivano fino qui per riportare alla luce i reperti di un antico regno, quello della regina di Saba. La storia si perde nella notte dei tempi, se ne parla addirittura nell'antico Testamento dell'amore tra la leggendaria Regina Bilquis e Re Salomone. Terra di scrittori e poeti lo Yemen, come Renzo Manzoni, nipote del grande Alessandro, che nel 1877 attraversa il Paese lasciandoci un minuzioso diario di viaggio, o Arthur Rimbaud, il grande poeta francese, che qui visse vendendo e contrabbandando armi. In tempi più recenti qui ha soggiornato per qualche mese Pasolini, durante la lavorazione del suo film " Il fiore delle Mille e una Notte ". Terra divisa per secoli tra nord e sud, geograficamente lo Yemen occupa una posizione strategica sul Mar Rosso, ambita nel corso del tempo dalle varie potenze coloniali: portoghesi, turchi dell'Impero Ottomano e inglesi, dei quali il sud diventa una colonia. Il nord rimane una regione, chiuso comè tra le montagne, spezzettata tra vari protettorati e governata da Emiri, Sceicchi e Sultani e con un vicino opprimente come l'Arabia Saudita che si aggiudicherà il controllo dell'area. Solo negli anni cinquanta il Paese sarà catapultato nella società moderna. Riunitosi definitivamente a metà degli anni 90', dopo quarant'anni di divisioni, lotte interne e guerre fratricide, lo Yemen sembra voler cambiare rotta. Paese sempre in bilico tra modernità e tradizione, occupa stabilmente le cronache dei giornali internazionali. Dello Yemen se ne parlava a partire dagli anni 70' per i rapimenti che alcune Tribù locali mettevano in atto, per far conoscere e rivendicare impegni non mantenuti dalle Istituzioni. Questi divennero l'incubo delle multinazionali del petrolio e dei tecnici delle società impegnate nell'estrazione del greggio. Stessa sorte toccava ai turisti che non rispettavano le regole di sicurezza. Le vittime dei sequestri venivano portati in remoti villaggi di montagna, da dove poi venivano dettate le condizioni per il rilascio. Solitamente trattati con cortesia, i rapiti, se la Tribù si sentiva al sicuro, erano liberi di muoversi nel villaggio e di socializzare con gli abitanti. Le richieste al governo di Sana'à per il rilascio dei prigionieri riguardavano soprattutto la costruzione di scuole, strade, ospedali e la possibilità di avere pompe idrauliche per irrigare i campi. I successi ottenuti dalle Tribù con i primi rapimenti, ( i negoziati duravano qualche giorno, poi il governo accettava le peraltro legittime richieste ), ha incentivato tale pratica fino al 1998, quando per decreto legge il governo ha stabilito la pena di morte per i sequestri di persona. A quel tempo le armi in circolazione nello Yemen erano milioni; i mitra AK 47 Kalashnikov, armi micidiali capaci di sparare 600 colpi al minuto, portati con indifferenza sulle spalle, come da noi si portavano le doppiette negli anni 50'. Lungo le strade di montagna si incontravano piccoli e grandi mercati di armi, sulle cui bancarelle erano in mostra pistole, munizioni, fucili. Uomini del deserto " guerrieri perduti " di una società in profondo cambiamento, gli yemeniti portano ancora oggi alla cintura lo Jambjja, il pugnale ricurvo che tutti, bambini compresi, indossano come simbolo di virilità. E' questa una delle poche usanze che permane e non " paga " il  prezzo alla globalizzazione. Nella famiglia il ruolo della donna è ancora di sottomissione. A tutt'oggi molti matrimoni sono combinati ma, con l'aumento della scolarità, tale aspetto della società yemenita è destinato a estinguersi.  A.F.

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