Il Fotoreporter

... Il fotoreporter indipendente, non condivide i rischi con nessuno... Non ha legami protettivi. Fa pensare ad un soldato di ventura. Ha un rapporto passeggero con chi gli compera le fotografie; e di solito gliele comprano a condizione che" dicano qualcosa". Al massimo ha un contratto effimero, il tempo necessario per un reportage. In gergo si dice "Assignement". Non è facile far parlare una fotografia, far sì che dica qualcosa. Bisogna che il gesto, l'espressione, la scena inquadrata nell'obiettivo riassuma una situazione e susciti giuste reazioni: ripulsa, approvazione, pietà, disgusto, ammirazione, perplessità... Invidio i fotoreporter che riassumono in un immagine una guerra, una rivoluzione, una crisi economica, una calamità naturale, un istante di felicità collettiva. In questi casi la fotografia non equivale ad un articolo, è un romanzo... Ma per captare quella immagine è necessario andare nel cuore dell'avvenimento ... Bernardo Valli (Giornalista ed Inviato)



... Amo documentare attraverso la fotografia e la scrittura tutto ciò che mi emoziona. Mi piace raccontare e descrivere, luoghi lontani, usi e costumi differenti, le piccole storie di vita e fatica quotidiana, il contatto con le persone ... Considero questo Blog di Narrazione, l'inizio di una nuova avventura, un viaggio vissuto con consapevolezza, una nuova esperienza da condividere, per approfondire i differenti aspetti della realtà ... Alfredo Felletti (Reporter Free-Lance)



... Every minute j was there j wanted to flee, j did not want to see this... would j cut and run ... or would j deal with the responsibility of being there with my camera ...


















lunedì 27 agosto 2012

Algeria_Deserto_la regione dei Tassili

Algeria_rinascita di una nazione_la natura

L'Algeria ha molto da offrire a chi ama la natura e l'archeologia; lo spettacolare desserto del Tassili, altipiani e pinnacoli di roccia arenaria a strapiombo sulle dune, le montagne dell'Hoggar, i " Graffiti " nascosti tra le rocce, dipinti migliaia di anni fa da un popolo misterioso di cui ancora oggi si conosce poco o niente, mostrano questa zona del Sahara molto diversa da come la vediamo oggi: Questi graffiti narrano storie di cacciatori nomadi, di guerre e danze tribali, di animali catturati, elefanti, bufali e giraffe e di quando al posto della sabbia, milioni di anni fa c'erano fiumi e alberi. Facile è poi incontrare durante gli spostamenti, i nomadi Tuareg a dorso di dromedario, con le loro carovane cariche di merci. Djanet è punto di partenza privilegiato per molte escursioni. L'oasi è al centro del nulla ed il minuscolo aereoporto è costruito tra le sabbie del deserto. Raggiunto rapidamente L'Hotel Zeriba, piccolo con camere molto spartane, docce e bagno in comune, ma grazioso e con un bel giardino interno, è il campo-base di tutti gli occidentali che si avventurano nel Sud. Ha il vantaggio di trovarsi nel centro a due passi dalla via principale. La città nuova costituita da casette bianche e basse è cresciuta rapidamente, circondando il centro storico con le vecchie case di pietra e fango che sormontano una piccola collina e tutto intorno il Palmeto. Donne in chador colorato percorrono le vie polverose e affollano il piccolo mercato. Qui gruppi di etnia Tuareg sedentarizzati si mischiano con gruppi di arabi. Djanet ha l'aria tranquilla ed un po'sonnolenta delle cittadine di frontiera. Vicino al piccolo ma interessante museo dedicato alla cultura Tuareg, che contiene importanti reperti archeologici, gruppi di ragazze escono dalla scuola con i libri in mano; gli artigiani lavorano nei negozi, mentre sono numerosi gli uomini che conversano tra di loro seduti nei giardini all'aperto. Molte sono le piccole agenzie turistiche sorte negli ultimi anni, segno di una buona ripresa economica. Una guida molto speciale è Gianna, che vive qui circa sei mesi l'anno. Vent'anni fa ha sposato Jabal, tuareg algerino e da qualche anno organizzano spedizioni nel Tassili. Ricorda come fosse oggi il primo viaggio in Algeria verso la metà degli anni 80'. E' rimasta conquistata dalle bellezze del deserto, ritornando più volte e vivendo per lunghi periodi con una famiglia di Tuareg, fino ad incontrare il suo attuale marito. Racconta che dai Tuareg è stata accolta come una di loro e nonostante la diversità non vi è mai stato un vero scontro di culture. Il ruolo della donna nelle famiglie Tuareg è molto importante e la società matriarcale. Lungo le piste sabbiose dell'Oued In Djeran il deserto è veramente deserto. Sono pochi i turisti che si incontrano, quasi tutti francesi, che al fuoristrada preferiscono, quello che loro chiamano " Radonnèe "ovvero una specie di trekking a piedi in una zona limitata del deserto alla scoperta dei graffiti. Ma a chi appartiene oggi il deserto ? Questo territorio immenso chiamato Sahara, mi chiedevo la sera bevendo thè alla  menta in compagnia degli amici Tuareg; tutti seduti in circolo attorno al fuoco. Certamente alla multinazionali dell'estrazione del gas e del petrolio, ai tecnici, ai militari con compiti di sorveglianza. Sicuramente ai turisti che nel deserto ritrovano quella libertà interiore e solitudine che nelle nostre città sovraffollate è ormai impossibile da ottenere. Anche chi traffica in uomini e armi, per vie sconosciute e contrabbanda ogni genere di merce, usa il deserto come una proprietà. Il deserto appartiene a tutti e a nessuno, ma certamente sempre meno ai Tuareg, costretti in alcuni casi ad una sedentarietà forzata e malvisti da alcuni governi che non tollerano che le varie tribù, ancora nomadi, entrino ed escano dai confini nazionali dei vari stati senza alcun tipo di controllo. Quale sarò il loro futuro ? A rischio estinzione, sembra che l'unica possibilità di sopravvivenza sia l'integrazione nella società moderna, anche a rischio di perdere la loro indentità. Viaggiare in Algeria oggi significa anche questo, avere la possibilità di un contatto ancora genuino con le popolazioni del deserto, gente semplice ed ospitale, non ancora abituata alle presenze e ai grandi numeri del turismo occidentale di massa. Significa aiutare un popolo, quello algerino e quello tuareg.
A.F.

Algeria_la città di Algeri

Alger

Algeria _rinascita di una nazione

L'uomo seduto a fianco a me guardava le nuvole ed il  mare sotto di noi, parlando e gesticolando con entusiasmo sul volo Roma-Algeri. E' uno dei tanti tecnici emigrati e lavora per una compagnia petrolifera. Dopo molti mesi di lavoro in Italia torna a casa per una breve vacanza. Con lui altri colleghi che fanno la spola tra l'Italia e l'Algeria. Sono molte le imprese italiane che negli ultimi anni hanno firmato contratti milionari con il governo algerino per la fornitura di servizi e la costruzione di nuove centrali elettriche, la posa e la manutenzione di condutture sottomarine per il trasporto del gas e del petrolio, impianti elettrici civili ed industriali. Il businnes destinato a crescere conferma l'Italia come partner privilegiato per l'economia algerina. Il breve volo consente solo un rapido scambio di impressioni. Mi racconta un po' della sua gente, c'è del buono e del cattivo come dappertutto, Algeri è da scoprire e mi fa intendere che come tutte le città mediorientali è molto caotica e trafficata. L'Algeria è un paese che si stà aprendo di nuovo, ma lentamente  al turismo dopo anni dolorosi e tormentati da lotte interne e una guerra civile. Nel 1991 si erano tenute le prime elezioni libere della storia algerina dopo l'indipendenza e vinte dal Fronte Islamico. Il Fronte di Liberazione Nazionale, partito al potere da dopo l'indipendenza nel 1962 reagisce duramente, contrastando con tutti i mezzi la nuova forza di ispirazione religiosa; il potere finisce in mano ad una giunta di militari e scoppia la guerra civile tra esercito e fondamentalisti, causando 200.000 morti. Trent'anni prima, durante gli anni 60' il colonialismo francese aveva già segnato duramente il paese inviando circa ottomila paracadutisti a supporto dell'esercito ed intensificando le azioni di repressione contro la rivolta organizzata dalFNL (Fronte Liberazione Nazionale). Come non ricordare il magnifico film di Gillo Pontecorvo " La Battaglia di Algeri" che descrive così bene le ultime fasi della guerra di indipendenza algerina e le operazioni militari che hanno causato nell'arco di otto anni un milione di morti. Oggi l'Algeria vuole dimenticare le stragi del passato e cambiare pagina, nonostante i problemi che anche negli anni più recenti i Gruppi Salafiti più estremisti per la predicazione ed il combattimento hanno causato al paese. Queste emanazioni delle multinazionali del terrore sembra abbiano una propria base nella regione montuosa della Cabilia, ad un centinaio di chilometri da Algeri, qui spesso avvengono scontri tra l'esercito governativo ed i nuovi combattenti per il Maghreb.Da noi in Europa sono pochissime le notizie che filtrano sulle operazioni militari che avvengono in questa regione.
A.F.

lunedì 31 ottobre 2011

Namibia da Etosha_ al Parco Nazionale_ del Namib

Il viaggio riprende verso Sud. Panorami mozzafiato, dai colori sorprendenti, irreali, scorrono davanti ai miei occhi. Una sosta effettuata a Cape Cross sul litorale oceanico permette un incontro ravvicinato con migliaia di foche, che qui vengono a svernare nella stagione degli amori. A Walvis Bay, città portuale, c'è una laguna ricca di pesce, dove colonie di fenicotteri rosa, zampettano tranquillamente a pelo d'acqua, durante la bassa marea.  Swakopmund, una piccola città ai margini del grande deserto del Namib, non lontana dall'oceano, fa da base di partenza per le spedizioni. Il Namib è chiamato anche il "Deserto che vive"  perchè permette a rare forme di vita, di sopravvivere, a temperature impossibili, grazie alla  fredda corrente oceanica, che scontrandosi con l'aria calda, crea l'umidità adatta. Attraverso paesaggi lunari si giunge infine a quello che rappresenta il clou di un viaggio in Namibia, le dune di Sossusvlei. Queste che sono considerate tra le dune più alte del mondo e assumono durante il giorno colori intensi, che vanno dal rosso all'arancio pallido. Si può tentare la scalata, pur sprofondando nella sabbia e dalla cima assistere al tramonto. E' un esperienza forse unica questa di Sossusvlei, a contatto con il deserto che vive e gli spazi sconfinati, da assaporare, almeno per un giorno in  tenda. La sera trascorsa al campo, ascoltando il vento soffiare, mentre il sole scompare lentamente e le ultime sfumature rosse increspano l'azzurro del cielo, sarà uno dei ricordi indelebili di un viaggio in Namibia.  A.F.

Namibia Parco Etosha Foto Alfredo Felletti

Scoprire la Namibia_Windhoec_Parco Etosha

Il centro di Windhoec è abbastanza piccolo da poter essere visitato a piedi, ed i numerosi caffè all' aperto affacciati su un bellissimo parco, costituiscono piacevoli punti di sosta. La vecchia Kaiser Strasse, la strada principale, oggi Indipendence Avenue, è il cuore della città. Qui si trovano la maggioranza dei negozi, bar, ristorantini e bancarelle con i prodotti artigianali tipici. Windhoec è la base di partenza per tutte le escursioni che portano al Nord o al Sud della Namibia. Situato a cinquecento chilometri a Nord il Parco Nazionale Etosha è una delle mete predilette. Le strade in Namibia sono buone e poche le auto che si incontrano durante la percorrenza. Ai lati delle strada file di acacie, i possenti alberi a forma di ombrello, segnano costantemente il percorso stradale, cosi come enormi territori pianeggianti recintati. Sono le fattorie dove gli struzzi vengono allevati e poi macellati per ottenerne la carne pregiata. Ogni tanto a fianco delle acacie sbucano enormi termitai, alti almeno tre metri, che da lontano appaiono come dei bizzarri coni rovesciati. Prima di arrivare ad Etosha, lungo il percorso si incontra un altra importante riserva naturalistica è il "Waterberg Plateau" altopiano reso famoso per alcune battaglie combattute durante le guerre per l' indipendenza; qui si possono effettuare safari  fotografici in fuoristrada con i ranger del parco, a "caccia" dei rinoceronti che popolano la riserva e ci si può fermare a dormire nei confortevoli bungalow. Il Parco Etosha si svela in tutta la sua immensità. Il territorio è vastissimo ed elefanti, giraffe, zebre, antilopi, kudu non si contano. Si abbeverano tranquillamente alle pozze d'acqua. E' la natura che fa spettacolo. All'interno del parco vi sono anche trecento leoni, ma sono difficili a vedersi, sparsi come sono su questo enorme territorio. Poi ancora iene, facoceri e i rarissimi rinoceronti bianchi.  A.F.

Namibia Deserto Duna 45 Foto Alfredo Felletti

Scoprire la Namibia

Dopo circa undici ore di volo ed una breve sosta a Johannesbourg è dal cielo che l' immenso territorio desertico, si offre ad una spettacolare visione.  Il sole sorgendo illumina con i primi bagliori dell' alba, la sabbia e le rocce, colorando di un bel rosso ramato queste ultime frange, della regione del Kalahari, confinante con il vicino Sud Africa. Come un grande uccello dalle ali spiegate, l' aereo proietta l' ombra sul terreno.  Ricca di risorse, di paesaggi spettacolari e del deserto probabilmente più antico della terra, la Namibia offre un ampia scelta di itinerari naturalistici, che vanno dai safari, nelle immense distese del Parco nazionale Etosha, alle escursioni nel deserto del Namib, dove è possibile ammirare, in diverse condizioni di luce, gli straordinari panorami delle assolate pianure, ai canyons, alle dune di sabbia bianca e rosa, avendo magari l' impressione di essere sbarcati su un altro pianeta, tanto è il silenzio e i paesaggi lunari che vi si incontrano. E' così possibile, immergersi completamente in una natura selvaggia e affascinante, così lontana dal nostro modo di vivere quotidiano. Windhoek la capitale, città piacevole e moderna, è base di partenza per un viaggio alla scoperta delle meraviglie della Namibia. Situata a 1600 mt. di altitudine, nel mezzo dell'altopiano centrale, conserva nelle antiche costruzioni il retaggio coloniale tedesco.  A.F.

venerdì 27 maggio 2011

Festa di Matrimonio in Guinea Conakry

Guinea - Conakry_Vita nei Villaggi Foto Alfredo Felletti

Guinea - Conakry_Vita nei Villaggi

Vera piaga sociale, nonostante sia stata messa al bando dal Governo in Guinea, l' usanza della mutilazione genitale femminile è ancora ampiamente praticata. Considerata importante dalle famiglie per il mantenimento dei valori tradizionali, è difficile da contrastare anche da parte delle autorità. L' economia basata principalmente sull'agricoltura, non offre grandi opportunità di sviluppo al paese; gli scontri tra governo e sindacato per contenere l'aumento dei prezzi, dei beni di prima necessità, sono all' ordine del giorno. La corruzione è diffusa, la maggioranza della popolazione costituita da gruppi tribali, non facilitano la ricerca di una soluzione. La cultura tradizionale sembra quindi avere il sopravvento, in un paese con alla base profondi problemi economici. Il villaggio e i suoi componenti, il modello di vita arcaico, sembrano essere l' unico punto di riferimento per una popolazione ancora molto giovane.  A.F.

Guinea - Conakry_Vita nei Villaggi Foto Alfredo Felletti

Guinea - Conakry_Vita nei Villaggi

Qui al tramonto i vecchi cantastorie tramandano alle nuove generazioni le antiche leggende tribali, mentre le donne si affannano ad attingere l'acqua dall' unico pozzo presente. Durante la stagione delle piogge, i campi allagati nelle zone rurali e le foreste, diventano ricettacolo di zanzare, favorendo l' insorgere della malaria. Ma quello malarico non è l' unico problema in Guinea Conakry. Attraversando il verdissimo altipiano del Fouta Djalon, il più importante massiccio montagnoso dell' Africa Occidentale, dove la savana si alterna ad immense foreste, valli profonde, campi coltivati a riso, nel territorio dei villaggi Peul si vedono piccoli e grandi roghi, appiccati dai contadini per rendere il terreno più fertile, adatto alle nuove colture. La deforestazione è continua ed incessante, per fare spazio a nuovi terreno agricoli. Opprimente è la presenza in certe zone, di multinazionali alla continua ricerca di giacimenti, diamanti in particolare, anche se lo sviluppo del territorio, legato agli interessi occidentali. può portare alla creazione di nuovi posti di lavoro, in aree ad alto tasso di disoccupazione.  A.F.

Guinea - Conakry_Villaggio Foto Alfredo Felletti

Guinea Bissau - Guinea Conakry_Passaggio di Frontiera

A Nord, quasi al confine con il Senegal, il passaggio di frontiera tra le due Guinee è abbastanza caotico. L' attesa è lunga, il controllo passaporti minuzioso. La Guinea Conakry ha conosciuto in passato momenti difficili, la sua storia è travagliata. Dopo la conquista dell' indipendenza dalla Francia, ottenuta nel 1958 grazie a Sekou Tourè, eroe nazionale, sindacalista e padre della patria, si è trovata a dover risolvere più volte crisi economiche e tentativi di invasione. Negli anni 70' respinge un golpe militare organizzato dai portoghesi. L' instabilità degli stati confinanti causa continue violenze, con le incursioni di ribelli provenienti da Sierra Leone e Liberia, le frontiere vengono chiuse per molto tempo. Dal 2000 si assiste ad un timido processo di democratizzazione ancora dal futuro incerto. Padre Philippe, ogni giorno dice messa nella cappella della piccola missione cattolica, avamposto cristiano in una nazione a maggioranza mussulmana, a Koundara nel territorio dei Bassari. Popolo di agricoltori e allevatori, vivono ai margini della foresta, in capanne di argilla, fango e paglia. L'elettricità è completamente assente. Il villaggio si sviluppa a cerchio, al centro un grande baobab, albero simbolo della comunione dell' uomo con la divinità; poche radici piantate nella terra e rami che si stendono all'infinito, verso il cielo della Savana.  A.F.

Guinea - Bissau_Isole Bijagòs Foto Alfredo Felletti

Sightseeing Guinea-Bissau

Guinea - Bissau Isole Bijagòs_Danzatore Foto Alfredo Felletti

Guinea - Bissau Isole Bijagòs_Caravelha

Anziani e bambini guardano con una certa meraviglia il campo montato sulla spiaggia. Caravelha è un altra isola dell'arcipelago poco nota. Scambio di strette di mano. Un gesto di reciproco rispetto. Il villaggio è vicinissimo, poco aldilà della spiaggia. Gli abitanti sono tutti impegnati nella costruzione di una capanna. Donne e bambine portano enormi secchi pieni d'acqua in bilico sulla testa. Gli animali domestici vagano liberamente nei dintorni, galline, cani e qualche mucca. Una giovane mamma lava il proprio bambino, un' anziana setaccia il riso per la cena, una pentola bolle su un piccolo falò davanti ad una casa. Il clima è sereno, la gente ospitale. Ogni componente della tribù partecipa ai bisogni del prossimo; l'aiuto reciproco è il collante di queste comunità, ognuno è responsabile degli altri, altrimenti in questi villaggi molto poveri, sarebbe davvero difficile sopravvivere. Al tramonto gli uomini indossano le Maschere Tradizionali, o meglio le Maschere Tradizionali prendono vita e si esibiscono. Sotto la luce lunare, ricoperti di piume e con un copricapo in legno dalle enormi corna, danzano attorno al fuoco per ringraziare gli Dei della natura, finchè l'oscurità e le ombre della notte non prendono possesso di tutto il villaggio.  A.F.

Guinea - Bissau Isole Bijagòs_Danzatore Foto Alfredo Felletti

venerdì 20 maggio 2011

Guinea - Bissau Isole Bijagòs_Danze Tradizionali

Al calar del sole i Bijagòs organizzano una festa speciale con l'uscita delle Maschere Tradizionali. Queste danze sono dei veri e propri riti di iniziazione; in molti casi vengono rappresentate per segnare il passaggio all' età adulta dei giovani del villaggio. Al buio completo, illuminati solamente da un falò, le figure dei danzatori eseguono strane movenze che richiamano scene di caccia, ruotando attorno a strani feticci. Sorta di piccola scultura in legno, appesa ad una bisaccia in pelle che contiene le interiora di qualche animale, il Feticcio è testimonianza delle antiche superstizioni degli animisti, racchiude uno spirito, incarna la magia ed il potere degli antenati. Realizzato attraverso rituali antichissimi, ha il compito di proteggere il villaggio e gli abitanti credono molto nella sua forza. Non fa parte del nostro mondo occidentale comunque, capire l'autorità, la superstizione ed il mistero di cui l'oggetto è circondato.  A.F.

Guinea - Bissau Isole Bijagòs_Veronica Foto Alfredo Felletti

Guinea - Bissau Isole Bijagòs_Maio

Veronica, capelli ricci e grandi occhi neri, vent'anni al massimo, è una delle ragazze del villaggio; sorride circondata da una miriade di bambini. Parla un misto di portoghese e creolo ed è lei che si occupa dei piccoli, fintanto che le madri non tornano dai campi. Curiosa ed attratta dalle novità, ha voglia di comunicare; non sono molti, infatti, i visitatori che giungono fino a qui,  mi accompagna alla scoperta del villaggio. Giovani mamme allattano i neonati, qualche uomo si dondola pigramente su un amaca improvvisata, alcune donne si asciugano i capelli al sole. Sono così lontani dal continente, che molti di loro, probabilmente non vi hanno mai messo piede. Sono allevatori e agricoltori, il mare è pescosissimo.  A. F.

Guinea - Bissau Isole Bijagòs Foto Alfredo Felletti

Guinea - Bissau Isole Bijagòs_Maio

Camminando sul bagnasciuga e poi attraverso sentieri nascosti, si arriva ad un villaggio protetto da altissimi baobab, palme e strani feticci. Alcune capanne sono costruite in legno e paglia, materiali tradizionali, altre invece più recenti, hanno mattoni e tetti in lamiera. Non c'è acqua corrente, nè elettricità. Le donne cucinano all'esterno delle abitazioni ed il silenzio della foresta è interrotto solo dalle grida dei bambini che giocano tra i panni stesi ad asciugare. Qui tra i Bijagòs, la società è di tipo matriarcale, c' è un capo villaggio che ha il compito di risolvere i piccoli problemi quotidiani, può essere anche il Feticheur, sorta di stregone, detentore degli antichi rituali, ma sono le donne a gestire la casa, la famiglia, il lavoro nei campi ed a scegliersi un marito.  A.F.

Guinea - Bissau_Carnevale Foto Alfredo Felletti

Guinea - Bissau_Isole Bijagòs

Bissau è una città tranquilla nonostante i quartieri molto poveri, le case fatiscenti e parte dei monumenti ancora danneggiati dai bombardamenti della guerra civile. Il cuore della città è il piccolo centro coloniale dove stanno sorgendo nuovi ristoranti e locali. Pur non avendo grandi attrattive turistiche, Bissau è il punto di partenza privilegiato per l'esplorazione dell'arcipelago delle Bijagòs, le isole più importanti del continente, situate a circa quaranta miglia dalla costa e che grazie al loro isolamento hanno impedito al turismo di massa di arrivare e permesso all tribù locali di mantenere pressochè intatti i loro usi e costumi. Bolama, Bubaque, Isla de Orango, sono le più protette per la natura e le spiagge incontaminate. L' isola di Maio, una delle più lontane dalla costa, si raggiunge dopo cinque ore di navigazione. Non ci sono strutture turistiche, il campo per il bivacco lo si fa direttamente sulla spiaggia.  A.F.

martedì 17 maggio 2011

Guinea-Bissau Carnevale per le Strade di Bissau

Africa Occidentale Guinea - Bissau Viaggio tra le Etnie Tribali

Un' allegra frenesia invade le strade di Bissau durante il Carnevale. Suoni e colori animano per qualche giorno le vie sonnacchiose del vecchio centro coloniale. Giovani ed adulti si radunano nei vari quartieri della città, per partecipare alla festa ed assistere alle esibizioni delle maschere tradizionali. Giovani donne in costume danzano al ritmo tribale ed incalzante dei tamburi, gli uomini danno prova di coraggio ballando con le lingue di fuoco delle torce accese. Bissau è la capitale della Guinea che dà il nome alla nazione, colonizzata in passato dai portoghesi, confina con la Guinea-Conakry, ex colonia francese, con cui condivide quella parte di territorio di Africa Occidentale a cavallo tra Senegal, Mali e Sierra Leone. Mandingo, Peul e Bassari sono solo alcuni dei gruppi etnici, tra i più conosciuti che coabitano in questa parte d'Africa. La Guinea-Bissau dopo aver ottenuto l' indipendenza dal Portogallo, negli anni 70' ha attraversato un periodo difficile di instabilità, tra colpi di stato, problemi economici e la mancanza di istruzione per la quasi totalità della popolazione. Dal 2005, data delle ultime elezioni politiche, sembra aver raggiunto una certa stabilità, anche se permane una situazione di arretratezza economica, essendo un paese povero e privo di industrie. Meta inconsueta, offre tuttavia la possibilità di un viaggio alla scoperta delle differenti etnie, popolazioni locali molto socievoli e praticanti ancora l' animismo.  A.F.

sabato 7 maggio 2011

Eritrea - Asmara_ Erminia Dell'Oro Foto Alfredo Felletti

Eritrea - Asmara_In Viaggio con lo Scrittore

Erminia Dell'Oro, scrittrice italo-eritrea, è nata ad Asmara dove ha vissuto per vent'anni. Il nonno paterno partito da Lecco, giunse in Eritrea nel 1886 e vi si stabilì definitivamente. Della sua  personale esperienza coloniale nel paese del Corno d' Africa, attraverso i ricordi familiari vissuti da adolescente, ha tratto un libro dal titolo "ASMARA  ADDIO". Trasferitasi in Italia ha mantenuto stretti contatti con il paese di origine. Ha seguito da vicino le sorti del popolo eritreo e la lunga guerra per la conquista dell' indipendenza dall' Etiopia. Sull' Eritrea ha scritto numerosi articoli e reportage.  A.F.