Il Fotoreporter

... Il fotoreporter indipendente, non condivide i rischi con nessuno... Non ha legami protettivi. Fa pensare ad un soldato di ventura. Ha un rapporto passeggero con chi gli compera le fotografie; e di solito gliele comprano a condizione che" dicano qualcosa". Al massimo ha un contratto effimero, il tempo necessario per un reportage. In gergo si dice "Assignement". Non è facile far parlare una fotografia, far sì che dica qualcosa. Bisogna che il gesto, l'espressione, la scena inquadrata nell'obiettivo riassuma una situazione e susciti giuste reazioni: ripulsa, approvazione, pietà, disgusto, ammirazione, perplessità... Invidio i fotoreporter che riassumono in un immagine una guerra, una rivoluzione, una crisi economica, una calamità naturale, un istante di felicità collettiva. In questi casi la fotografia non equivale ad un articolo, è un romanzo... Ma per captare quella immagine è necessario andare nel cuore dell'avvenimento ... Bernardo Valli (Giornalista ed Inviato)



... Amo documentare attraverso la fotografia e la scrittura tutto ciò che mi emoziona. Mi piace raccontare e descrivere, luoghi lontani, usi e costumi differenti, le piccole storie di vita e fatica quotidiana, il contatto con le persone ... Considero questo Blog di Narrazione, l'inizio di una nuova avventura, un viaggio vissuto con consapevolezza, una nuova esperienza da condividere, per approfondire i differenti aspetti della realtà ... Alfredo Felletti (Reporter Free-Lance)



... Every minute j was there j wanted to flee, j did not want to see this... would j cut and run ... or would j deal with the responsibility of being there with my camera ...


















giovedì 21 ottobre 2010

Libia On the Road_Da Ghadames al Deserto dell'Acacus

Tripoli ci accoglie con un caldo sole estivo e l'azzurro terso del cielo africano. La Libia dei ricordi e del passato coloniale riaffiora lentamente alla memoria, percorrendo le strade del quartiere italiano, con le architetture anni 20', i viali ordinati e le vie Vittorio Emanuele e Roma. Il cuore della città è la Piazza Verde, nuovo nome per la vecchia Piazza Castello, sede delle grandi manifestazioni e parate militari, chiamata così per la presenza del Castello Rosso, sede del regime fascista durante il periodo coloniale, che ospita ora il nuovo museo archeologico cittadino. Nei caffè all'aperto gruppi numerosi di giovani e anziani siedono a sorseggiare il thè alla mandorla. "Welcome to Libia" accenna qualcuno, ma non c'è bisogno di parlare inglese, molti di loro conoscono l'italiano, soprattutto gli anziani per averlo studiato a scuola durante il periodo coloniale; questo crea un legame speciale tra i due popoli e se sei disposto a perdere un po' del tuo prezioso tempo, saranno orgogliosi di poterti raccontare le loro esperienze passate e potrai cogliere nella loro espressione, un pizzico di nostalgia per l'Italia. La Libia è famosa per i suoi paesaggi suggestivi, per il deserto che copre gran parte del suo territorio e per le antiche vestigia della civiltà romana che colonizzò tutta la costa e di cui ancora oggi possiamo ammirare splendidi esempi, come la città di Leptis Magna fatta costruire dall'Imperatore Settimio Severo. Il deserto è una grande risorsa per il paese e ogni anno migliaia di turisti accorrono per visitare parte del Parco Nazionale dell'Acacus, un grande territorio di sabbia e rocce erose dal vento, dove le formazioni di arenaria assumono le forme più strane, illuminate dalla luce solare si tingono di colori suggestivi che vanno dal rosa al rosso. Tra le guglie emergenti si estendono vallate e canyon, dove è possibile ammirare antichi graffiti preistorici risalenti a 10.000 anni fa. Se sei un tipo avventuroso puoi anche dormire in tenda tra le alte dune dell'Erg di Ubari, il deserto di sabbia finissima che nasconde al proprio interno dei piccoli laghi di un bel colore azzurro incastonati tra le oasi, che suscitano grandi emozioni. Lungo il percorso è possibile incontrare i nomadi Tuareg, a dorso di dromedario, mentre si spostano da un accampamento all'altro, ma la vera esperienza è quella di raggiungere l'antica città carovaniera di Ghadames, oasi sperduta, vicina al confine con l'Algeria, per assistere al raduno annuale delle varie tribù.  La festa di tre giorni vede impegnati i famosi "Uomini Blu" così chiamati per il colore del loro abito tradizionale, in diverse prove di abilità, dalle gare a cavallo a quelle a dorso di dromedario. Accampati sotto le tende, a fianco della città vecchia, interi gruppi famigliari rinsaldano antichi legami di amicizia, mentre le donne vestite con mantelle dai colori sgargianti, vendono piccoli oggetti di artigianato. Quali e quante storie potrebbero raccontare questi uomini, eredi di una tradizione nomade millenaria. Oggi più prosaicamente molti di loro vivono guidando le auto fuoristrada per i turisti, come Ramadan, un giovane Tuareg di cui si dice che riesca ad orizzontarsi nel deserto, anche di notte, avendo come solo riferimento la posizione delle stelle. Il nucleo storico della vecchia città di Ghadames, circondata da palmeti e con le mura dipinte di bianco, le antiche vie di collegamento, autentici labirinti, offrono l'opportunità di incontrare le poche famiglie che ancora la abitano. I bambini prendendoti per mano saranno felici di accompagnarti a visitare le loro case, cuore dell'esperienza di questo viaggio nel deserto libico.  A.F.

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