Il Fotoreporter

... Il fotoreporter indipendente, non condivide i rischi con nessuno... Non ha legami protettivi. Fa pensare ad un soldato di ventura. Ha un rapporto passeggero con chi gli compera le fotografie; e di solito gliele comprano a condizione che" dicano qualcosa". Al massimo ha un contratto effimero, il tempo necessario per un reportage. In gergo si dice "Assignement". Non è facile far parlare una fotografia, far sì che dica qualcosa. Bisogna che il gesto, l'espressione, la scena inquadrata nell'obiettivo riassuma una situazione e susciti giuste reazioni: ripulsa, approvazione, pietà, disgusto, ammirazione, perplessità... Invidio i fotoreporter che riassumono in un immagine una guerra, una rivoluzione, una crisi economica, una calamità naturale, un istante di felicità collettiva. In questi casi la fotografia non equivale ad un articolo, è un romanzo... Ma per captare quella immagine è necessario andare nel cuore dell'avvenimento ... Bernardo Valli (Giornalista ed Inviato)



... Amo documentare attraverso la fotografia e la scrittura tutto ciò che mi emoziona. Mi piace raccontare e descrivere, luoghi lontani, usi e costumi differenti, le piccole storie di vita e fatica quotidiana, il contatto con le persone ... Considero questo Blog di Narrazione, l'inizio di una nuova avventura, un viaggio vissuto con consapevolezza, una nuova esperienza da condividere, per approfondire i differenti aspetti della realtà ... Alfredo Felletti (Reporter Free-Lance)



... Every minute j was there j wanted to flee, j did not want to see this... would j cut and run ... or would j deal with the responsibility of being there with my camera ...


















giovedì 7 ottobre 2010

Penisola Arabica - Oman_Terra Incognita

Le quattro ruote motrici del fuoristrada avanzano lentamente, affondando nella sabbia finissima delle Wahiba Sands nel deserto omanita. Grandi dune dai colori suggestivi e a forti tinte, che variano dal bianco al giallo, si tuffano nelle acque cristalline del Mar Arabico. Terra misteriosa e poco conosciuta fino a qualche decennio fa, l'Oman è una piccola appendice della Penisola Arabica, incastonata tra aspre montagne, deserti e mare. Lungo i litorali, sulle spiagge sono a centinaia gli stormi di uccelli marini che si possono osservare mentre compiono evoluzioni acrobatiche arditissime, seguendo le barche dei pescatori, cercando di afferrare con un abile colpo di becco qualche pesce. Anche le tartarughe marine hanno scelto questa parte di mondo per depositare sui lidi incontaminati le uova che si schiuderanno dopo cinquantacinque giorni di incubazione. Lungo la costa, alla base delle dune, si incontrano piccoli villaggi di pescatori. Sul bagnasciuga, tra le barche in secca e le reti, gruppi di donne con il volto coperto aiutano gli uomini a pulire e conservare il pesce. Confinante con Arabia Saudita, Emirati Arabi e Yemen, oggi il Sultanato dell'Oman è un oasi di pace, un paradiso naturalistico, grazie al petrolio e alla politica sociale riformatrice applicata dal Sultano Qaboos Bin Said. Con il commercio dell'incenso, resina odorosa molto ricercata dalle popolazioni dell'antichità, l'Oman divenne ricco e potente. In seguito fu colonia prima portoghese, poi inglese. Tra lo Yemen e l'Arabia Saudita si apre l'enorme distesa infinita del grande vuoto come viene definito il deserto del Rub Al Khaly. Sono pochi i viaggiatori che si avventurano da queste parti, per scopire le bellezze naturalistiche degli spazi sconfinati. Sull'onda delle emozioni suscitate dal grande esploratore inglese Wilfred Thesiger, che attraversò il grande deserto arabico nel 1945, le nazioni europee cominciarono ad attribuire all'Oman importanza strategica e geografica, grazie alla sua posizione di assoluto dominio sullo stretto di Hormuz. Negli anni 70' il paese viveva ancora una situazione economica semi-feudale, quando l'attuale Sovrano Qaboos con un colpo di stato incruento, prende il potere e spodesta il padre Said, colpevole di aver emanato leggi oppressive e restrittive in campo economico e religioso. Qaboos si impegnò nella riorganizzazione dell'economia, gli introiti provenienti dai giacimenti petroliferi furono impiegati nella costruzione di scuole, strade, ospedali. Muscat la capitale, è una città moderna in cui domina il colore bianco, a far da contrasto con l'azzurro intenso del mare e il deserto da cui è circondata. Bianche le case, le terrazze, i marmi pregiati della Grande Moschea, il Palazzo Reale, i modernissimi centri commerciali. Molti i taxi e le auto private che circolano per il centro di Muscat. Uomini d'affari esibiscono come un trofeo  il modello più recente di telefono cellulare. Gadgets elettronici ed economia vanno di pari passo, mentre modernità e  nuove costruzioni imperano ovunque. Le donne vestono il Niqab, l'abito tradizionale nero ed una maschera facciale che copre gran parte del volto, ma anche qui le cose stanno lentamente cambiando; sotto l'abito tradizionale le donne indossano sempre più spesso jeans e tacchi alti. Con l'aumento della scolarità femminile sono sempre di più le donne che accedono a cariche sociali importanti.  A.F.

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