Il Fotoreporter

... Il fotoreporter indipendente, non condivide i rischi con nessuno... Non ha legami protettivi. Fa pensare ad un soldato di ventura. Ha un rapporto passeggero con chi gli compera le fotografie; e di solito gliele comprano a condizione che" dicano qualcosa". Al massimo ha un contratto effimero, il tempo necessario per un reportage. In gergo si dice "Assignement". Non è facile far parlare una fotografia, far sì che dica qualcosa. Bisogna che il gesto, l'espressione, la scena inquadrata nell'obiettivo riassuma una situazione e susciti giuste reazioni: ripulsa, approvazione, pietà, disgusto, ammirazione, perplessità... Invidio i fotoreporter che riassumono in un immagine una guerra, una rivoluzione, una crisi economica, una calamità naturale, un istante di felicità collettiva. In questi casi la fotografia non equivale ad un articolo, è un romanzo... Ma per captare quella immagine è necessario andare nel cuore dell'avvenimento ... Bernardo Valli (Giornalista ed Inviato)



... Amo documentare attraverso la fotografia e la scrittura tutto ciò che mi emoziona. Mi piace raccontare e descrivere, luoghi lontani, usi e costumi differenti, le piccole storie di vita e fatica quotidiana, il contatto con le persone ... Considero questo Blog di Narrazione, l'inizio di una nuova avventura, un viaggio vissuto con consapevolezza, una nuova esperienza da condividere, per approfondire i differenti aspetti della realtà ... Alfredo Felletti (Reporter Free-Lance)



... Every minute j was there j wanted to flee, j did not want to see this... would j cut and run ... or would j deal with the responsibility of being there with my camera ...


















giovedì 14 ottobre 2010

Sakineh Il Diritto di Vivere

La vicenda umana di Sakineh Mohammadje Asthiani, la donna iraniana, accusata di adulterio e complicità nell'omicidio del marito dal tribunale religioso islamico di Teheran ha occupato le recenti cronache di tutti i quotidiani italiani e stranieri. Sakineh ora è in attesa di conoscere il suo destino; dapprima condannata alla lapidazione, sentenza poi sospesa, grazie alla levata di scudi internazionale e alle proteste di tutto il popolo della Rete, rischia ora di morire per impiccagione, se non interverranno nuovi fatti e pressioni internazionali da parte dei vari governi occidentali. Anche il figlio ventiduenne della donna, Sajjad Ghaderzadeh, che si batteva per sensibilizzare l'opinione pubblica, sul destino crudele che attende la madre, è stato arrestato a Teheran con il suo avvocato, mentre rilasciava un intervista per un importante settimanale a dei reporter tedeschi. La vicenda di Sakineh, dai contorni sfumati, poco chiara e confusa, oppone il regime iraniano di Teheran contro tutte le organizzazioni non governative che si battono per i diritti civili e contro la pena di morte. Vale la pena ricordare, in questo momento, in cui l'attenzione dei Media Internazionali sembra essere calata nei confronti della lapidazione, che la Shari 'a, il Codice Islamico, prevede la pena di morte per adulterio, sia per gli uomini che per le donne. La discriminazione stà nel fatto che la testimonianza di una donna a sua difesa, vale meno di quella di un uomo. La mobilitazione generale, donne e uomini, di tutte le nazionalità che si battono per salvare la vita di Sakineh, non vuole essere una Campagna contro l'Islam. Si vuole far passare il messaggio ai giudici che vi deve essere un rispetto e un diritto alla vita anche in presenza di reati gravi. La lapidazione resta in vigore come sanzione penale in diversi paesi, oltre all'Iran, l'Arabia Saudita, gli Emirati Arabi, la Nigeria, il Pakistan, il Sudan e lo Yemen. Anche nel mondo mussulmano ci sono molti uomini e donne che si battono contro l'applicazione della Shari 'a, la dove le norme di questa legge vecchia di 1400 anni, stridono con i Diritti Umani, con l'uguaglianza dei sessi, con la concezione moderna del diritto civile e penale.  A.F.

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