Il Fotoreporter

... Il fotoreporter indipendente, non condivide i rischi con nessuno... Non ha legami protettivi. Fa pensare ad un soldato di ventura. Ha un rapporto passeggero con chi gli compera le fotografie; e di solito gliele comprano a condizione che" dicano qualcosa". Al massimo ha un contratto effimero, il tempo necessario per un reportage. In gergo si dice "Assignement". Non è facile far parlare una fotografia, far sì che dica qualcosa. Bisogna che il gesto, l'espressione, la scena inquadrata nell'obiettivo riassuma una situazione e susciti giuste reazioni: ripulsa, approvazione, pietà, disgusto, ammirazione, perplessità... Invidio i fotoreporter che riassumono in un immagine una guerra, una rivoluzione, una crisi economica, una calamità naturale, un istante di felicità collettiva. In questi casi la fotografia non equivale ad un articolo, è un romanzo... Ma per captare quella immagine è necessario andare nel cuore dell'avvenimento ... Bernardo Valli (Giornalista ed Inviato)



... Amo documentare attraverso la fotografia e la scrittura tutto ciò che mi emoziona. Mi piace raccontare e descrivere, luoghi lontani, usi e costumi differenti, le piccole storie di vita e fatica quotidiana, il contatto con le persone ... Considero questo Blog di Narrazione, l'inizio di una nuova avventura, un viaggio vissuto con consapevolezza, una nuova esperienza da condividere, per approfondire i differenti aspetti della realtà ... Alfredo Felletti (Reporter Free-Lance)



... Every minute j was there j wanted to flee, j did not want to see this... would j cut and run ... or would j deal with the responsibility of being there with my camera ...


















domenica 6 febbraio 2011

Etiopia a Scuola sull'Altopiano

E' una piccola scuola di campagna quella che appare all'improvviso lungo la strada polverosa che collega Lalibela, città santa della cristianità etiope, con Gashena, località sperduta dell'immenso altopiano desertico. La regione denominata North Wollo, vecchio nome per una provincia, che si trova a circa cinquecento chilometri dalla capitale Addis Abeba, ed oggi appartenente amministrativamente alla regione degli Amhara, è un territorio molto povero, che in passato è stato vittima della siccità e della guerra con l'Eritrea, ed ha raccolto le famiglie in fuga dai violenti combattimenti. Le scarse risorse alimentari dovute ai frequenti periodi di siccità, la diffusione del virus HIV nella popolazione compresa tra i 15 ed i 49 anni e le famiglie povere, che vivono con meno di 1 dollaro al giorno portano l'aspettativa di vita a meno di cinquant'anni. Due pali in legno piantati nel terreno ai lati della pista percorsa dai fuoristrada sorreggono una lamiera di forma rettangolare con la scritta in amharico ed inglese "Benvenuti Fakite Scuola Elementare". Dietro quello che, nelle intenzioni dei costruttori avrebbe dovuto essere un cancello di entrata, si intravedono delle baracche. A far da recinto attorno all'area, pietre, sterpi e rovi ben allineati sul terreno. Un piccolo sentiero tracciato e percorso a piedi per un breve tratto porta all'interno dell'istituto scolastico. Alcuni sacchi su cui è stampata la bandiera americana sono accatastati al centro della piazzola, davanti al gruppo di baracche. E' frumento inviato dal Governo degli Stati Uniti come aiuto umanitario alle popolazioni che vivono in queste lande solitarie ai piedi delle montagne.  A. F.

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