Il Fotoreporter

... Il fotoreporter indipendente, non condivide i rischi con nessuno... Non ha legami protettivi. Fa pensare ad un soldato di ventura. Ha un rapporto passeggero con chi gli compera le fotografie; e di solito gliele comprano a condizione che" dicano qualcosa". Al massimo ha un contratto effimero, il tempo necessario per un reportage. In gergo si dice "Assignement". Non è facile far parlare una fotografia, far sì che dica qualcosa. Bisogna che il gesto, l'espressione, la scena inquadrata nell'obiettivo riassuma una situazione e susciti giuste reazioni: ripulsa, approvazione, pietà, disgusto, ammirazione, perplessità... Invidio i fotoreporter che riassumono in un immagine una guerra, una rivoluzione, una crisi economica, una calamità naturale, un istante di felicità collettiva. In questi casi la fotografia non equivale ad un articolo, è un romanzo... Ma per captare quella immagine è necessario andare nel cuore dell'avvenimento ... Bernardo Valli (Giornalista ed Inviato)



... Amo documentare attraverso la fotografia e la scrittura tutto ciò che mi emoziona. Mi piace raccontare e descrivere, luoghi lontani, usi e costumi differenti, le piccole storie di vita e fatica quotidiana, il contatto con le persone ... Considero questo Blog di Narrazione, l'inizio di una nuova avventura, un viaggio vissuto con consapevolezza, una nuova esperienza da condividere, per approfondire i differenti aspetti della realtà ... Alfredo Felletti (Reporter Free-Lance)



... Every minute j was there j wanted to flee, j did not want to see this... would j cut and run ... or would j deal with the responsibility of being there with my camera ...


















mercoledì 4 maggio 2011

Eritrea La Perla del Mar Rosso

Il Sambuco scivola dolcemente sulle onde di un mare calmo e cristallino, mentre il sole sorgendo, illumina di rosa-arancio gli edifici del vecchio porto. Massaua storica città, tanto cara agli italiani per il glorioso passato coloniale, ha il fascino aristocratico di una bella donna a cui le vicende della vita hanno tolto l'incanto. Le banchine del porto hanno visto in passato navi cariche di emigranti, uomini e donne di ogni condizione sociale, disoccupati e avventurieri in cerca di fortuna, interi gruppi familiari, desiderosi di ricostruire una nuova esistenza lontano dai venti di guerra, che agitavano inesorabilmente l'Europa dei primi del 900'. Massaua fu la capitale della colonia italiana fino al 1897 quando poi fu soppiantata definitivamente da Asmara. L'Eritrea all'epoca rivestiva un ruolo strategico per il suo sbocco naturale sul Mar Rosso e vantava risorse minerarie ed agricole. Dall'Italia confluirono importanti investimenti che permisero la realizzazione di grandi opere, come strade e ponti, che nel corso degli anni, avrebbero collegato, anche tramite ferrovia, l'altopiano di Asmara con la città di mare. L'occupazione militare italiana in Eritrea inizia nel 1869, nell'ambito del processo di spartizione del continente africano da parte delle potenze europee. Dopo tre secoli di dominazione Ottomana, siamo arrivati noi a fondare la nostra colonia nel Corno d'Africa; l'eritreo era ancora un popolo nomade, con due religioni dominanti, la Cristiano-Ortodossa e la religione Mussulmana, nove gruppi etnici differenti, tra cui i Tigrini, l'etnia più numerosa. Il desiderio di espansione, porta l'esercito italiano ad invadere militarmente anche il vicino territorio etiope, nel tentativo di imporre un protettorato.  A.F.

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